Storia della radio in Italia: le tappe più importanti
La storia della radio in Italia è affascinante e sottolinea l’importanza della diffusione dell’informazione. Anche se la tecnologia ha portato la rivoluzione della rete e un cambiamento epocale nelle modalità di fruizione delle notizie, della cultura e dello svago sui mezzi di comunicazione, bisogna evidenziare che in Italia la radio è ancora un fenomeno di massa. Moltissimi italiani ascoltano la radio durante la giornata, confermando il nostro paese tra quelli europei con maggior percentuale di interesse per i programmi radiofonici. Il successo è scritto nella storia di questo canale comunicativo, ma anche nei numerosi vantaggi che garantisce.
La nascita della radio
Tornare indietro nel tempo e sondare l’origine del mezzo radiofonico è un viaggio entusiasmante. Furono diversi esperimenti a sfociare in quello che oggi conosciamo tutti come radio, quello strumento che ci fa compagnia in mezzo al traffico e quando viaggiamo su un treno e ci sintonizziamo sulle onde di frequenza inforcando le nostre cuffiette.
Furono studi specifici, legati alla luce, all’elettricità e al magnetismo, a dare vita a onde elettromagnetiche che nel tempo vennero non solo prodotte ma anche diffuse e trasmesse senza bisogno di fili e coprendo distanze prima impensabili. Una data significativa è il 1901, data in cui venne trasmessa via radio la lettera S.
Ma non possiamo comunque negare che il destino della radio è indissolubilmente legato a Nikola Tesla, che già nel 1893 aveva ideato un apparato in grado di incorporare informazioni radio, anche se probabilmente non a trasmetterle o riceverle, motivo per cui gli altri stati al di fuori degli Stati Uniti non hanno recepito e confermato la sentenza che dovrebbe dichiarare l’insigne scienziato come l’inventore della radio.
Fu solo negli anni ’20 che si registrano i primi concreti segnali di diffusione di messaggi sonori alle masse. E proprio in quegli anni, nel 1922, nasce la radio più antica del mondo: la BBC.
L’invenzione della radio può essere paragonata a quella della stampa, se riflettiamo sulla portata e l’impatto straordinario che ebbe sulla cultura, non solo sulla diffusione, ma anche sulla produzione. I primi successi e l’impatto maggiore si ebbero inizialmente in America ed Europa. Si affermano soprattutto due modelli, che poi vengono replicati in tutti i paesi con declinazioni leggermente diverse a seconda dei casi:
- Modello libero: iniziativa e finanziamenti privati
- Modello pubblico: gestito dal monopolio dello Stato
Il primo modello è tipico dell’America, mentre il secondo è quello maggiormente impiegato nel Regno Unito. Ma in Italia cosa succede? Lo vediamo nel dettaglio nel prossimo paragrafo.
La radio italiana: origine e sviluppo
Alcuni importanti studi che portarono all’invenzione della radio si possono ricondurre al territorio italiano, nel quale il successo tecnologico si fece particolarmente rilevante ed ebbe molta facilità ad attecchire. Uno degli ambiti in cui venne utilizzato fin da subito fu quello militare. Durante la Prima Guerra Mondiale il telegrafo venne addirittura proibito ad usi civili. Una data significativa fu il 1924: Costanzo Ciano, allora ministro delle poste diede vita alla prima emittente, l’Unione Radiofonica Italiana. La prima trasmissione in programma fu l’esecuzione di un quartetto d’archi. La musica da allora entrò con forza nelle case degli italiani, contribuendo ad arricchire la vita delle persone e le possibilità di intrattenimento. Ma quali altre informazioni veicolò la radio italiana?
- Bollettino meteo
- Notiziario
- Informazioni finanziarie
Nel 1925 venne diramato un decreto regio che sancì la proibizione di trasmissioni private, le emittenti autonome erano severamente vietate. Un mezzo di così facile e immediata fruizione necessitava di un controllo serrato da parte dello Stato. Il monopolio assoluto della comunicazione era totalmente in mano all’URI che sempre in quell’anno inaugurò Radiorario, il settimanale ufficiale, con l’obiettivo di individuare i gusti del pubblico e di fornire una programmazione sempre più inerenti alle esigenze degli utenti.
Tra il 1926 e il 1930 nacquero diverse stazioni tra le città di:
- Napoli
- Milano
- Bolzano
- Genova
- Torino
Ma alcuni problemi limitavano ancora l’utilizzo alle grandi masse. Ad esempio:
- Alto costo degli apparecchi
- Problemi ai segnale di trasmissioni
Eppure in breve tempo la radio italiana era destinata a crescere a dismisura.
Gli anni trenta: il successo della radio italiana
Per comprendere la popolarità del fenomeno e per vedere i primi grandi risultati su larga scala dobbiamo aspettare gli anni Trenta. Ovviamente gli ultimi anni Venti furono attraversati dalle questioni legate al regime fascista, che modificò il nome dell’URI in Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, sotto l’egemonia dell’allora Agenzia Stefani, organo di stampa ufficiale del regime fascista. La propaganda fu avvantaggiata dall’uso della radio. Dal momento che non tutta la popolazione era dotata di apparecchi molti cittadini si recavano nei locali pubblici per ascoltare la programmazione. Inoltre, per aumentare la portata della propaganda il Duce fece trasmettere i suoi discorsi da altoparlanti posizionati nelle piazze del paese.
Durante il 1933 un progetto chiamato Radiorurale portò la radio nelle scuole italiane, dove gli studenti poterono accedere ad un nuovo strumento di conoscenza della lingua italiana. L’Unità d’Italia non aveva ancora sortito gli effetti sperati e restavano larghe fasce di popolazione che ancora non parlavano un corretto italiano. Possiamo intendere qual era la grande efficacia di un mezzo radiofonico capace di raggiungere tutti gli angoli della penisola.
Un altro settore che crebbe grazie all’invenzione radiofonica fu quello pubblicitario. Nel 1930 durante la programmazione vennero diramati anche i primi annunci pubblicitari. Un’altra data da ricordare per questi gloriosi anni Trenta è il 1935. Purtroppo la ricorrenza non è felice, la guerra di Etiopia, le sue battaglie, vennero trasmesse in diretta iniziando la tradizione della radiocronaca. La storia non sarebbe più stata la stessa, la guerra arrivava nei salotti, nei bar, nei locali di tutto lo stivale. La tradizione proseguirà durante il secondo conflitto mondiale. L’EIAR dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 diventa la radio ufficiale della Repubblica Sociale Italiana, mentre gli americani contribuiscono a diffondere altre emittenti nel meridione:
- Radio Bari
- Radio Sardegna
- Radio Napoli
- Radio Roma
- Radio Palermo
Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri: anni d’oro della radio
La radio italiana è sempre stata legata al mondo della musica. Grazie anche all’abbassamento dei prezzi il numero degli impianti aumenta. Ecco in lista quali sono gli eventi più significativi degli anni Cinquanta:
- 1949 Nascita della RAI (Radio audizioni italiane) 1949
- 1951 trasmissione del primo festival di Sanremo
- 1951 creazione di tre reti: Nazionale, Secondo e Terzo
Ma fu un evento clamoroso a dare uno scossone al mondo della radiodiffusione: l’avvento della televisione, che fece fin da subito una spietata concorrenza alla sua cugina senza schermo. Per far fronte a questa sorta di “emergenza” la radio risponde con una programmazione pressoché ininterrotta, dalla mattina alla sera.
Ma il meglio dove ancora arrivare. L’invenzione dell’autoradio fece sì che la radio diventasse mobile e che da allora in poi diventasse una delle più fedele compagne di viaggio e di vita degli italiani.
I decenni a seguire saranno una sequela di successi che possiamo brevemente sintetizzare così:
- Anni Sessanta: differenziazione tematica dei canali
- Anni Settanta: nascita delle radio libere
- Anni Ottanta: dalle radio libere alle radio private
- Anni Novanta: la formula del Network
Proprio durante gli anni Novanta molti si aspettano di veder morire il mezzo radiofonico, anche in seguito all’avvento di internet. Ma non sarà così, anzi proprio a cavallo dei Duemila la radio viene rilanciata da nuove tecnologie che garantiscono un ascolto di maggiore qualità, dall’ascolto via satellite e dalle web radio.
L’Italia continua a confermare il gradimento per la radio, come dimostrano recenti sondaggi che dimostrano che circa il 45% degli italiani preferiscono la radio alla televisione.
La storia di questo straordinario mezzo di comunicazione non è ancora destinata a finire.